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 | | MITI SEMPREVERDI | | | | | | | |
Il ritorno dei Duran Duran |  
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di Cristina Marinoni |
10/6/2005 | |
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Duran Duran (da www.duranduran.com), TVs and Armani Event |
Dopo diciotto anni la formazione di Birmingham che ha stregato i giovani degli anni Ottanta si è esibita di nuovo a Milano. Più attempati ma ancora in forma, hanno entusiasmato un pubblico non più di ragazzini > I concerti rock dell'estate
Forum di Assago, Milano, 5 giugno 2005. Stadio S. Siro, Milano, 5 giugno 1987: le date si rincorrono sempre e non a caso. Sono passati diciotto anni esatti, ma l'entusiasmo per i Duran Duran - nonostante, appunto, sia i fan sia i Fab Five si portino sulle spalle diciotto anni in più - domenica sera al Forum era alle stelle.
Rieccoli, Simon Le Bon e gli altri quattro di Birmingham: il tempo non li ha devastati particolarmente, anzi. Il cantante dagli occhi blu, che mandava in delirio orde di ragazzine, sfoggia una notevole padronanza della scena, mette in pratica le lezioni imparate nell'arco di una carriera ventennale, vanta un'ottima forma fisica e uno sguardo brillante.
John Taylor il bello conserva il fisico esile. Qualche ruga non scalfisce i tratti eleganti del volto. Nick Rhodes continua a utilizzare eye-liner e gloss senza essere ridicolo. Roger Taylor mantiene il look essenziale che l'ha sempre contraddistinto, mentre Andy Taylor non smette i panni del rocker: sigaretta che pende dalle labbra e occhiali neri.
I cinque Duran salgono on stage, si affiancano e, immobili, attendono il boato degli spettatori. Li aspettano da una vita
Poi è subito festa: Sunrise deve la sua fama al martellamento incessante di uno spot e la conoscono praticamente tutti. Così, sebbene il brano sia stato pubblicato nel 2004 - l'album Astronaut di cui fa parte ha visto il ritorno della formazione originaria - e non appartenga ai "classici", scatena cori e applausi a fiotti.
Nemmeno i problemi di audio, che costringono il leader ad affacciarsi ripetutamente alla console dei tecnici e a indicare con le mani che il volume di voce e strumenti non quadrano, riescono a trattenere l'eccitazione di chi lo sta osservando.
Fanno esplodere il palazzetto Hungy like the wolf, Planet earth, The union of the snake, veri e propri inni agli Anni Ottanta, poi si salta tra passato recente, con Come undone, What happens tomorrow, e remoto: Hold back the rain, The reflex, Tiger tiger. The chaffeur inebria i fans con i suoi toni dolci e l'interpretazione intensa all'ocarina del front man. Basta la presenza di Andy Hamilton, il trombettista e sassofonista compagno del quintetto inglese durante il loro primo tour americano datato 1983, per riportare la platea ancora una volta indietro di qualche lustro.
Lo show scorre scintillante per circa due ore, poi la musica si ferma per un attimo prima dei bis finali. Dalle prime alle ultime note è palpabile l'atmosfera elettrizzante e l'attesa di ascoltare ancora qualche canzone fa aumentare l'adrenalina. Girls on film è perfetta per presentare i singoli elementi della band e i ritmi coinvolgenti di Rio lasciano in testa il riff inconfondibile di questo gruppo pop che ha segnato un'epoca.
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![[Mascalzonate di Panorama n. 23, 03/06/2005 ]](02000104.jpg)
